Anch'io sono uscita nauseata la sera prima dal senso di vuoto e dall'inganno. Caffe' filosofico lo hanno chiamato quando di caffé nemmeno l'odore e di filosofico niente di quello che la filosofia era ed è nella sua essenza: domanda universale per la vita di ciascuno. Cosi' come la poesia che presta la voce del singolo per esprimere quella di molti: per questo ci com_muoviamo leggendo un verso che parla di sentimenti e di emozioni perché sentiamo che quelle parole sono anche per noi. E non è lo stesso se parliamo di giustizia, di libertà, di etica? Possiamo parlarne come beni universali sapendo e sperimentando come la loro negazione passa attraverso di noi e ci ferisce l'anima? Non le discipline separano ma la supponenza e la menzogna che seppelliscono la parte creativa, vitale che le anima tutte. Il desiderio vive in loro, desiderio di conoscere, di sentire, di esprimersi............
Desiderare e resistere...proviamoci.
Ingessati nel pensiero stupido
Anche questa volta quello che ho visto e sentito non mi è piaciuto. Volevano parlare di anime, di corpi e non so di che altro, avevano deciso di presentare la loro proposta con un titolo in cui i tre termini della questione erano separati da virgole; ma non avevo pensato che quelle virgole fossero il segno grafico di un pensiero scisso.
Forse il titolo era così: corpi, menti, anime e non doveva intendersi, come ho inteso io, e corpi e menti e anime ... ma corpi/menti/ anime.
La questione non è da poco, visto che mi sono ritrovata in un contesto inanidato e tronfio, tanto da essere ridicolo perchè stupido. Ho sorriso tanta era la stupidità nascosta dietro a roboanti citazioni. Meno male che la loro dichiarazione d'intenti era quella di discutere informalmente di filosofia! Forse, molto semplicemente, non è possibile togliere la forma alla filosofia perchè non ci resta niente.
Mero pensiero astratto, un esercizio di logica. Non c'è nulla di più materialistico!
Per questo soffro ad avvicinarmi a certi mondi e ogni volta confermo che non mi appartengono e che non ci posso e non voglio starci.
Pensiero logico formale: "Davanti a me vedo solo corpi. Dov'è l'anima?"
Dov'è l'anima non lo so ma sicuramente so, perchè lo sento, che questi corpi che ha davanti a lei non si limitano ad occupare uno spazio più o meno grande, non sono carne da macello, ma sono molto altro. Forse l'anima è corpo e se non lo vede, non dovrebbe trasformare la sua miopia in argomentazioni teoriche che generalizzano e appiattiscono tutto e tutti.
Ho anche sentito paragonare la felicità umana al meccanismo che regola il funzionamento di un sistema elettrico e l'effetto immediato è stato che le luci del desiderio di conoscenza e di condivisione che mi animavano si sono spente.
Allora hanno ragione loro? La felicità è una lampadina che si accende e l'infelicità è una lampadina che si spenge? Ma loro non intendevano dire questo. Citando Gadda, facevano, bensì, riferimento ad un sistema meccanicistico di funzionamento dell'essere umano che, disumanizzato,diventa uguale ad una macchina. La mente umana paragonata al computer. Pensavo che fosse un pensiero obsoleto, come direbbero loro, ed invece "patapam!" ci sono sbattuta contro, ancora una volta. La malattia e l'infelicità stanno nel materialismo, un macigno che non risparmia nessuno; chiunque incontri sulla sua via lo schiaccia e lo uccide perchè lo svuota di senso.
Ma non voglio entrare nell'ottica, o dovrei dire nella logica, della ragione e del torto. Non hanno nè ragione nè torto loro a vivere in questo modo, come non ho ragione o torto io che sento e dico queste cose. Mi fermo solo a constatare una diversità che, invece di essere fonte di creatività,mi allontana e la lontananza diventa incolmabile. Per cui mi alzo e me ne vado.
Forse il titolo era così: corpi, menti, anime e non doveva intendersi, come ho inteso io, e corpi e menti e anime ... ma corpi/menti/ anime.
La questione non è da poco, visto che mi sono ritrovata in un contesto inanidato e tronfio, tanto da essere ridicolo perchè stupido. Ho sorriso tanta era la stupidità nascosta dietro a roboanti citazioni. Meno male che la loro dichiarazione d'intenti era quella di discutere informalmente di filosofia! Forse, molto semplicemente, non è possibile togliere la forma alla filosofia perchè non ci resta niente.
Mero pensiero astratto, un esercizio di logica. Non c'è nulla di più materialistico!
Per questo soffro ad avvicinarmi a certi mondi e ogni volta confermo che non mi appartengono e che non ci posso e non voglio starci.
Pensiero logico formale: "Davanti a me vedo solo corpi. Dov'è l'anima?"
Dov'è l'anima non lo so ma sicuramente so, perchè lo sento, che questi corpi che ha davanti a lei non si limitano ad occupare uno spazio più o meno grande, non sono carne da macello, ma sono molto altro. Forse l'anima è corpo e se non lo vede, non dovrebbe trasformare la sua miopia in argomentazioni teoriche che generalizzano e appiattiscono tutto e tutti.
Ho anche sentito paragonare la felicità umana al meccanismo che regola il funzionamento di un sistema elettrico e l'effetto immediato è stato che le luci del desiderio di conoscenza e di condivisione che mi animavano si sono spente.
Allora hanno ragione loro? La felicità è una lampadina che si accende e l'infelicità è una lampadina che si spenge? Ma loro non intendevano dire questo. Citando Gadda, facevano, bensì, riferimento ad un sistema meccanicistico di funzionamento dell'essere umano che, disumanizzato,diventa uguale ad una macchina. La mente umana paragonata al computer. Pensavo che fosse un pensiero obsoleto, come direbbero loro, ed invece "patapam!" ci sono sbattuta contro, ancora una volta. La malattia e l'infelicità stanno nel materialismo, un macigno che non risparmia nessuno; chiunque incontri sulla sua via lo schiaccia e lo uccide perchè lo svuota di senso.
Ma non voglio entrare nell'ottica, o dovrei dire nella logica, della ragione e del torto. Non hanno nè ragione nè torto loro a vivere in questo modo, come non ho ragione o torto io che sento e dico queste cose. Mi fermo solo a constatare una diversità che, invece di essere fonte di creatività,mi allontana e la lontananza diventa incolmabile. Per cui mi alzo e me ne vado.
La strada per arrivare a te
Lui che parlando mi ascolta
Seminario: Il retrobottega delle famiglie perfette
... per un tema che riguarda tutti da vicino ...
La proposta domenicale, alternativa ai centri commerciali, nasce dal desiderio di contrapporre all’immagine ideale di famiglia degli spot pubblicitari, troppo spesso teatro di raccapriccianti e “imprevedibili” episodi di violenza, una famiglia che sia portatrice di libertà per ogni suo membro; in cui le parole che circolano siano espressione diretta e lineare di sentimenti che, per quanto imperfetti, non siano mai mortali.
L’incontro, aperto a bambini di tutte le età, si svolgerà con la partecipazione di intere famiglie o membri di esse che intendano allearsi per creare terreno fertile alla crescita del “buono” dell’essere umano, unica difesa concreta ed efficace alla violenza dilagante.
Gioco, comunicazione ed arte saranno gli strumenti di cui ci avvarremo per cominciare a guardare dentro noi stessi, farsi delle domande di apertura al cambiamento negli stili di relazioni che sono fonte di malessere e insoddisfazione, trovare insieme ai nostri figli un modo condiviso per ascoltare le esigenze di tutti e starsi vicino nel rispetto reciproco.
Progetto ambizioso, ma possibile con la disponibilità di tutti.
Luogo:
Via G.del Papa, 88
EMPOLI (FI)
Data da definire
Cel.347/4404681
Per iscrizioni: Seminario: Il retrobottega delle famiglie perfette
La proposta domenicale, alternativa ai centri commerciali, nasce dal desiderio di contrapporre all’immagine ideale di famiglia degli spot pubblicitari, troppo spesso teatro di raccapriccianti e “imprevedibili” episodi di violenza, una famiglia che sia portatrice di libertà per ogni suo membro; in cui le parole che circolano siano espressione diretta e lineare di sentimenti che, per quanto imperfetti, non siano mai mortali.
L’incontro, aperto a bambini di tutte le età, si svolgerà con la partecipazione di intere famiglie o membri di esse che intendano allearsi per creare terreno fertile alla crescita del “buono” dell’essere umano, unica difesa concreta ed efficace alla violenza dilagante.
Gioco, comunicazione ed arte saranno gli strumenti di cui ci avvarremo per cominciare a guardare dentro noi stessi, farsi delle domande di apertura al cambiamento negli stili di relazioni che sono fonte di malessere e insoddisfazione, trovare insieme ai nostri figli un modo condiviso per ascoltare le esigenze di tutti e starsi vicino nel rispetto reciproco.
Progetto ambizioso, ma possibile con la disponibilità di tutti.
Luogo:
Via G.del Papa, 88
EMPOLI (FI)
Data da definire
Cel.347/4404681
Per iscrizioni: Seminario: Il retrobottega delle famiglie perfette
Stamani ho respirato aria buona
Stamattina si è respirato aria buona, proprio di quella che non ha bisogno di spiegazioni perchè aveva già in sè tutto il significato, per ciò che si sentiva e che andava accadendo ben oltre le parole o le motivazioni.
In momenti come questo non può esserci sconfitta nè attacchi distruttivi, perchè io c'ero ed ho respirato aria buona.
Una donna, 1906
Un pensiero che non solo non è morto ma che, in certi casi, ancora deve nascere e che, in altri, pulsa e vibra ma, ancora troppo poco, trova il modo di farsi ascoltare:
"Potevo ben lasciare la briglia alla fantasia, ma se non vedevo chiaro quello che avrei fatto, sapevo troppo lucidamente quello che non avrei fatto mai; avevo la sensazione che l'avvenire già esistesse dentro di me: una soluzione, facile o difficile, più o meno lontana, ma certa, quasi fatale".
Sibilla Aleramo
La cura
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te
Neutralità ed empatia in psicoterapia
"... Il concetto di ‘neutralità’ riguarda dunque il fatto che l’analista -quanto più riesce ad essere libero da ogni desiderio- tanto più riesce a mantenere il ruolo di osservatore obiettivo e distaccato.L’analista neutrale -o indifferente, (ma anche assente)- diviene così, almeno idealmente, l’analista- standard: il quale cerca quindi di evitare, per la verità in modo un pò ossessivo, ogni tipo di sentimento, ogni forma di vicinanza nei confronti dei propri pazienti. E tale atteggiamento diviene il criterio che definisce ciò che è analitico e ciò che, al contrario, non lo è; conduce in estrema analisi al paradosso implicito nel fatto che, nell’incontro interumano in ambito analitico, si cerca di evitare tutto ciò che, di umano, vi possa essere.
Il concetto della ‘neutralità analitica’ indica una delle qualità che definiscono l’atteggiamento dell’analista nella cura; in particolare, l’analista dovrebbe essere neutrale nei confronti delle manifestazioni del transfert, e sappiamo che è proprio nel saggio sull’amore di transfert che Freud sostituisce il termine ‘neutralità’ con quello, più forte ed incisivo, di ‘indifferenza’.
Ed è in questo senso che leggiamo la regola dell’astinenza: “... la cura deve essere condotta in stato di astinenza” (Freud, 1915). Il problema è che, se l’analista persegue alla lettera il principio di astinenza, perde qualunque empatia, escludendo -contemporaneamente- il proprio inconscio dal lavoro d’analisi: ed è breve il passo che conduce dall’astinenza alla disumanità.
Nella sua espressione più estrema l’astinenza giunge infatti a determinare una restrizione sempre più serrata dei criteri di analizzabilità e l’esclusione di cerchie sempre più vaste di pazienti; produce altresì intensi dibattiti sull’opportunità -ed il pericolo- implicito nel dare la mano al paziente, fargli gli auguri in occasione ad esempio di delicati interventi chirurgici, o fargli le condoglianze nel caso della morte di un familiare, e così via dicendo. Lo psicoanalista diviene la “scimmia di latta dal muso di pecora” (Stone, 1973).
L’astinenza psicoanalitica contrappone all’ ‘amor malato” del paziente la ‘sana indifferenza’ dell’analista.
Giubbolini F., La ragione degli affetti, 1996
Il solito ignoto
Murato dentro al solito destino
avvizzisco
Non il dolore, non la gioia,
che pure sento,
sfondano
il silenzio noioso che
intorpidisce tutto
Dentro
si susseguono sinfonie che,
neppure lontanamente,
trovano una soddisfacente espressione di sè
Cala la notte
Mi abbaglia
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Poesia
Un abbraccio di senso compiuto
Il raccolto
Lui confidava nelle mie capacità, perciò io le possedevo.
Ora, ogni qual volta queste capacità vengono fuori e danno vita a cose belle che, seppur sempre con fatica, riesco a realizzare, un pensiero affettuoso è sempre rivolto a lui e a tutte le volte in cui la sua benevolenza inaspettata mi ha addolcito e dato speranza.
Ora, ogni qual volta queste capacità vengono fuori e danno vita a cose belle che, seppur sempre con fatica, riesco a realizzare, un pensiero affettuoso è sempre rivolto a lui e a tutte le volte in cui la sua benevolenza inaspettata mi ha addolcito e dato speranza.
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