Ritratti








“I miei lavori – dice Thorel – sono fotografie a memoria.
Tolgo tutti i dettagli naturalistici riconoscibili di un volto, ne elimino la forma;
quel che rimane è soltanto l’espressione, è ciò di cui mi ricordo, un’espressione priva degli strati superficiali del volto, separata e separabile dalla propria materialità e da ogni carattere somatico”.
“Paul Thorel – spiega Guido Costa nel testo critico che accompagna la mostra – lavora esclusivamente, e da sempre, in digitale.
Questa scelta gli permette un secondo livello di elaborazione, nata dalla composizione e scomposizione dell’immagine.
Proprio l’incrocio di queste due prospettive (quella squisitamente teorica, e quella pratica), avvicina i suoi ritratti più alla pittura che alla fotografia tradizionale, di regola meno sottoposta a manipolazioni così profonde e complesse, permettendogli un’elaborazione dell’immagine analoga per certi versi a quella operata con il pennello, con tanto di sovrapposizioni, velature e pentimenti.”

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