Galimberi U., Enciclopedia di psicologia (1999), Garzanti
Il manierismo
è uno stile di comportament, che investe la mimica, il contegno, l'eloquio, la scrittura, caratterizzato da tratti di artificiosità che non lasciano trasparire spontaneità e immediatezza. L. Binswanger annovera il manierismo tra le forme di esistenza mancata accanto alla fissazione e alla stramberia, e lo definisce "uno stile di vita dove il soggetto segue ora questo ora quell'altro modello offertogli dagli altri, adottando le maniere ora di questo "mondo" ora di un altro. Al posto di una vera e propria maturazione della propria ipseità, si presenta un rispecchiamento di se stesso nello specchio dell'uno o dell'altro "mondo" (1956, p.151). Adottando la distinzione heideggeriana tra essere autentico ed essere inautentico che si esprime nei modelli collettivi del Si impersonale, Binswanger ritiene che il manierato non sia in grado di vivere il proprio "esser-ci" nell'autenticità della sua concreta situazione biografica, ma sia costretto ad assumere un generico "esser-si" che, come una maschera, supplisce alla mancanza di un volto proprio: "Il rispecchiamento di sè attraverso l'adozione di un ruolo o di una maschera tolta dalla pubblicità del Si, oppure, ma è lo stesso, di un ruolo o di una maschera nel senso del polivalente esser-Si" (1956, p.242). Il manierismo si manifesta nella schizofrenia e in particolare nelle forme ebefreniche e catatoniche come sforzo estremo di mantenere un rapporto interpersonale attraverso l'adozione di un linguaggio e di un comportamento che tuttavia tradiscono la mancanza di un sè autentico e unitario.
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1 commento:
Fra le tante (non ossequiose) suggestioni che si possono cogliere in questo luogo-divano, quella del rintracciare i sintomi di una patologia è certamente la più utile e lo specchio ora reale ora deformante consente riflessioni come quelle che un giorno m'indusse la lettura di "Anatomia della distruttività umana" di E. Fromm, e in particolare il capitolo sul narcisismo che insieme al manierismo sono una costante e non potrebbe essere altrimenti di quelle forme di esistenza mancata che si rintracciano mirabilmente nel trauma della negazione alla rappresentazione e all'implorazione di "dar vita" che caratterizzano i "sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello.
In Pirandello la raccolta dei suoi drammi non a caso si chiama "Maschere nude". E capita allora d'imbattersi fino a mascherarvisici come in Amleto: "...eccoli: vengono a godersi lo spettacolo. Io devo fare il pazzo..."
O la signora Ponza: "...Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede. (guarderà attraverso il velo, tutti, per un istante, e si ritirerà. Silenzio.
Laudisi: "Ed ecco, o signori, come parla la verità! (volgerà attorno uno sguardo di sfida derisoria) Siete contenti? (scoppierà a ridere) Ah! ah! ah! ah!
Tela
E così alla ricerca di quel "sé autentico e unitario" da inseguire utopisticamente come la perfezione.
"Che è mai la vita se non si ride un pò?"
Evitando che una "interpretazione" si trasformi in sommaria diagnosi.
sergio
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