Seminario: Il giardiniere dell'anima: La potatura

Potare è un atto necessario affinchè la pianta possa vivere e germogliare. Affinchè l'identità di ognuno possa esprimersi e abbellirsi di realizzazioni, obbligatorio diventa separarsi da rami ormai secchi che, non solo non potrebbero tingersi di nuovo di Verde nè tantomeno sostenere fiori e frutti, ma che, con la loro presenza, finirebbero addirittura per ammorbare l'intera pianta.

Le separazioni nella vita sono imprescindibili dalla vita stessa che inizia proprio con una prima separazione: quella dal grembo materno, da quel liquido caldo che avvolge tutti e che lascia liberi di fluttuare nel buio. Arriva, subito dopo, l'aria, il freddo, la luce, i rumori e tutto il corpo deve adattarsi immediatamente alla nuova condizione. "Tutto quello che non è immediato è sprecato", lo dice Baudelaire ; tante volte non è possibile, pena l'esistenza stessa, rimandare.

La mancata separazione, come una gestazione portata avanti troppo a lungo, diventa mortale. Così il feto muore nel grembo materno, un amore finisce nell'incapacità di lasciarlo andare, un figlio non diventa adulto, ma non per questo sfugge alla morte, bensì muore bambino. Essere adeguati alla propria età anagrafica è l'unico modo per mantenere integro il bambino che è in ogni persona. Attaccate con le unghie e con i denti a condizioni che, per quanto belle, sono vecchie, le persone si ritrovano agonizzanti.


"Noi quando amiamo abbiamo solo questo da offrire: separarsi; perchè trattenerci è facile e non è l'arte da imparare".

R. M. Rilke "A un'amica"

A questo sarà dedicato il seminario


LUOGO: Capannoli - PI - Loc. Solaia Costia di Sole

ORA E DATA: Domenica 17 Maggio 2009 - Ore 10:00


Per iscrizioni: Seminario La Potatura - "Il giardiniere dell'anima"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ennesima variazione sul tema metaforico della “manutenzione dell'anima”, e siamo forse alla fase dove la cognizione del dolore diventa più acuta.....”e affinché l'albero vede alla terra tutte le sue spoglia”....recita Dante, ed è un'immagine che mi ha sempre fortemente impressionato che è tornata a palesarmisi ogni volta che iniziavo la “potatura” o l'essere “potato” rimuovere un qualcosa e spesso un qualcuno che comunque viveva in te, con te, e forse per te, con la consapevolezza che in ogni caso, acutamente dolorosamente come creatura aliena continuerà a viverti dentro, che sia nostalgia, rimpianto o senso di colpa, ancora di più (e sembra paradossale) quando ne ricorra l'inevitabilità. Allora la lunga gestazione soffoca il feto prosciugandone l'amniòs, l'amore senza alimento volge all'estraneità e più spesso all'odio, tradendone il suo presupposto.... la stasi, la gelata che paralizza il ramo non potato.
C'è una stagione per tutto!

Sergio Salvi

Erika ha detto...

E' dal ramo potato che spuntano i nuovi germogli.
Potare per rinverdire.
Potare per dare un nuovo senso al ramo veccchio che,lasciato a sè ,morirebbe,mentre così ha la possibilità di vivere ancora...diverso,ma pur con le stesse basi