Sogno o son desto - Si sogna solo se si è desti

Ho sognato un graffio.

Avevo in mano un copertone con un'incisione e lo mostravo ad un mio amico dicendo: "Vedi, è rimasto così ...". Lei mi ha detto che non sono elastico, che certe ferite sono rimaste aperte.
Oggi capisco che cosa vuol dire essere sotto anestesia. Non si sente nulla ... il tempo scorre senza lasciare traccia apparente, quasi sempre condito da uno strano malessere, uno sgradevole senso di estraneità.
Oggi rivedo quella sensazione e la comprendo: anche il "miglior" farmaco ha dei limiti e il malessere è ciò che il farmaco non riesce a sopprimere... più rifiuti te stesso in nome di un conformismo disumano e più ti avvii verso la fossa.
Intuisco tutto questo e ne ho paura. Resisto all'idea di vedere ciò che non vorrei mai vedere. Dall'altro lato avverto delle sensazioni che non ricordavo. Accanto al freddo e alla solitudine trovo il calore e la speranza - delle stringhe verdi che una barbona tiene in mano.
All'inizio ho quasi paura a pronunciarne il nome, come se nominare qualcosa volesse dire allontanarla da me.
A Dicembre arriva un dono inatteso. Un regalo di Natale come non ne ricevevo da tempo: un gesto di amore incondizionato, condiviso con altri. Coglierlo a pieno mi ha fatto arrendere e la notte ho sognato.
"Sono in una città agghiacciante, piena di muri alti come muraglie e priva di anima viva. Intravedo alcuni sgherri in divisa, che procedono come teppisti della peggior specie, con lunghi manganelli legati ai fianchi. Mi fermano:" Occhio, qui poco casino, tanto ci pensiamo noi a tener tutto sotto controllo" e ridono. Mi sento disgustato, penso:"Ma questi sono pazzi!". Inizio a toccare i muri di un palazzo e trovo un'incisione, un graffio. Capisco che è il segno di qualcuno che conosco. "E' qui" e apro una porta. Percorro, spaventato dall'orrore che sto vedendo, un corridoio lungo e buio e in fondo vedo un uomo riverso a terra, gonfio di botte, circondato da un tozzo di pane e un pò di medicine. Cado in ginocchio e scoppio in lacrime: "Che ti hanno fatto? Come ti hanno ridotto?". "Questi sono pazzi, me le hanno date di santa ragione, sono vivo per miracolo!". Le mie lacrime non si fermano, è un pianto di dolore puro. Lo abbraccio forte e lo sollevo. "Vieni, ti porto via di qui ..." dico con la voce rotta. E ci incamminiamo attraverso un altro cunicolo buio."
Al risveglio le lacrime non si fermavano e non si sono fermate per settimane. Solo il pensiero delle botte che mi sono dato e che ho dato mi straziava. Ma era dolore puro, senza confusione, che mi faceva intravedere una speranza di vita nuova, che sotto anestretico non si può sentire.
"Per le vie dell'inferno, sotto il diluvio, senza fiato e col cuore in gola, un flebile chiarore: sono le camelie".
Gonfiarsi di medicine e campare con un tozzo di pane è ciò che spesso ci viene proposto: uccidere la vitalità in cambio di un'esistenza da lombrichi, dove è impossibile sentire il dolore, ma anche la gioia, la bellezza, l'amore ... La morte si nasconde dietro gli stereotipi, il freddo razionalismo, i modelli. Invece, "ogni volta è un mondo nuovo.Io rivivo. Io il mio tunnel l'ho imboccato e desidero percorrerlo fino in fondo. Sarà faticoso e doloroso ma vivrò e godrò ... "Ma lui vide quelle vie? Dopo la caduta come si rinasce? Quali nuove pupille negli occhi bruciati?Dove comincia la guerra e dove finisce? Allora, una camelia".

Lorenzo

3 commenti:

Lorenzo ha detto...

Ho scelto di credere nella possibilità che tu mi riconduca in quel mondo da cui mi sono allontanato tempo fa. Un abbraccio, Lorenzo

Agnese ha detto...

Un dolore, lancinante. Senso di vuoto, di smarrimento, di solitudine.
Tutto questo vive dentro di me da tanto tempo.
Solo che adesso non ho più né la forza, né la voglia di combattere o di far finta di niente.
Mi abbandono alle lacrime, che scorrono a volte per ore.
Mi lascio scuotere dai singhiozzi.
Non so come si (ri)parte; so che però si parte da qui, da questo dolore che sento nello stomaco e che non tento più di nascondere.
Parto da me, da te, dalla Cura e forse un giorno vedrò il flebile chiarore delle camelie.

A.

Lorenzo ha detto...

Vi mando una poesia che mi è piaciuta tanto; è di Osip Mandelstam.

No, non la luna, ma un quadrante luminoso
brilla per me e per quale motivo sono colpevole
di sentire la sostanza lattea delle stelle?

E l'orgoglio di Batjuškov mi repelle:
che ora è? Gli hanno domandato qui -
e lui ha risposto con curiosità: è l'eternità!