MOIRE (greco: Moirai; latino: Parcae o Fata): generalmente si
ritiene che le Moire non fossero in grado di determinare il destino, eppure alla nascita di Meleagro giocano un ruolo decisivo e
in questo mito sembra addirittura che la loro origine affondi nella funzione di presiedere alla nascita degli esseri umani e in quel
momento decidere quale debba essere la sorte in vita del nascitu
ro.
Parcae significa «coloro le quali allevano i bambini» e Moi rai «chi spartisce».
Sette giorni dopo la nascita di Meleagro le Moire apparvero a sua madre e le dissero che suo figlio sarebbe morto nel momento in cui il ceppo che bruciava nel camino si fosse spento. La madre di Meleagro tolse il ceppo dal fuoco, lo nascose e lo conservò fino al giorno in cui Meleagro uccidendo i suoi fratelli scatenò la sua vendetta e trovò la morte mentre il ceppo veniva rimesso nel fuoco.
Secondo Esiodo le Moire erano tre, figlie della Notte: Cloto (la filatrice), Lachesi (la misuratrice) e Atropo (colei che non si può evitare).
Le chiama figlie di Zeus e di Temi, il cui nome significa «ordine».
E così pone l'accento sull'ambiguità della loro posizione chie dendosi se lo stesso Zeus dovesse sottostare alle Moire o se gli dei fossero liberi di cambiare e intervenire nelle decisioni.
Secondo la maggior parte degli autori classici le Moire erano superiori agli dei: sia Omero che Virgilio ritengono che Zeus, il quale pesa sulla bilancia la vita degli uomini, debba informare le Moire delle sue decisioni, comportandosi quindi da esecutore del destino invece che come il principale agente determinante. Zeus sa che suo figlio Sarpedone è destinato a morire per mano di Patroclo ma non può o non vuole modificare il destino nemmeno per salvare un figlio molto amato.
Tutto ciò che può fare è accertarsi che Sarpedone riceva gli onori funebri che spettano al suo rango nella sua patria, in Licia.
Anche Eschilo nel Prometeo incatenato suggerisce nello stesso modo che Zeus debba sottostare alle Moire.
In una tradizione più tarda il nome Cloto per i suoi riferimenti al verbo «filare» modifica l'immagine delle Moire che diventano tre anziane donne:
Cloto fila dal fuso il filo della vita, Lachesi lo misura e Atropo lo recide.
Nella mitologia le Moire non compaiono che raramente.
Com batterono al fianco di Zeus nella battaglia contro i Giganti e armate di clave uccisero Adrio e Toante, e poi alla battaglia contro Tifone quando gli consigliarono, mentendo, sempre per aiutare Zeus, di sottoporsi a una dieta a base di carne umana assicurandolo che ciò gli avrebbe dato forza.
Apollo rideva delle Moire e un giorno riuscì a ubriacarle con l'inganno per salvare la vita del suo amico Admeto che ebbe il tempo di trovare qualcuno che morisse in sua vece.
Grant - Hazel,
Dizionario della mitologia classica,
SugarCo Edizioni, Varese, 1979
Parcae significa «coloro le quali allevano i bambini» e Moi rai «chi spartisce».
Sette giorni dopo la nascita di Meleagro le Moire apparvero a sua madre e le dissero che suo figlio sarebbe morto nel momento in cui il ceppo che bruciava nel camino si fosse spento. La madre di Meleagro tolse il ceppo dal fuoco, lo nascose e lo conservò fino al giorno in cui Meleagro uccidendo i suoi fratelli scatenò la sua vendetta e trovò la morte mentre il ceppo veniva rimesso nel fuoco.
Secondo Esiodo le Moire erano tre, figlie della Notte: Cloto (la filatrice), Lachesi (la misuratrice) e Atropo (colei che non si può evitare).
Le chiama figlie di Zeus e di Temi, il cui nome significa «ordine».
E così pone l'accento sull'ambiguità della loro posizione chie dendosi se lo stesso Zeus dovesse sottostare alle Moire o se gli dei fossero liberi di cambiare e intervenire nelle decisioni.
Secondo la maggior parte degli autori classici le Moire erano superiori agli dei: sia Omero che Virgilio ritengono che Zeus, il quale pesa sulla bilancia la vita degli uomini, debba informare le Moire delle sue decisioni, comportandosi quindi da esecutore del destino invece che come il principale agente determinante. Zeus sa che suo figlio Sarpedone è destinato a morire per mano di Patroclo ma non può o non vuole modificare il destino nemmeno per salvare un figlio molto amato.
Tutto ciò che può fare è accertarsi che Sarpedone riceva gli onori funebri che spettano al suo rango nella sua patria, in Licia.
Anche Eschilo nel Prometeo incatenato suggerisce nello stesso modo che Zeus debba sottostare alle Moire.
In una tradizione più tarda il nome Cloto per i suoi riferimenti al verbo «filare» modifica l'immagine delle Moire che diventano tre anziane donne:
Cloto fila dal fuso il filo della vita, Lachesi lo misura e Atropo lo recide.
Nella mitologia le Moire non compaiono che raramente.
Com batterono al fianco di Zeus nella battaglia contro i Giganti e armate di clave uccisero Adrio e Toante, e poi alla battaglia contro Tifone quando gli consigliarono, mentendo, sempre per aiutare Zeus, di sottoporsi a una dieta a base di carne umana assicurandolo che ciò gli avrebbe dato forza.
Apollo rideva delle Moire e un giorno riuscì a ubriacarle con l'inganno per salvare la vita del suo amico Admeto che ebbe il tempo di trovare qualcuno che morisse in sua vece.
Grant - Hazel,
Dizionario della mitologia classica,
SugarCo Edizioni, Varese, 1979
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