A Lilia da Anna Maria
"... luce intellettual, piena d'amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogni dolzore".
(Dante, Par. xxx, vv40-42)
Un pò di latino e qualche citazione dotta fanno sempre effetto ... specialmente tra le persone colte; sarà per la rassicurazione che proviene da riconoscere un linguaggio comune ... ma chi ha incontrato la Contadina (i miei venticinque lettori ormai sanno di quest'immagine!) non ce la fa più, dopo, a far finta di niente malgrado gli annullamenti e le bizze recalcitranti ...
"A lei i grandi e i gonfiati suscitano un riso interno, irrefrenabile. E i guai vengono quando non riesce a coprirsi il volto con il grembiule e quando le tocca vedere chi per nascondere il turbamento fa discorsi filosofici,citando i nomi dei padri ... lei non chiude mai gli occhi, quegli occhi, non volta la testa ...".
Malcapitati o fortunati? Spiego: quelli che l'hanno incontrata.
Stiamo parlando di donne; a chi c'ha messo la faccia spetta un nome o no?
Nella mia esperienza chiamare per nome una persona implica sempre una carica affettiva che va oltre una generica ammirazione.
La storia comincia così: correva l'anno 1935 quando a Empoli andò in scena l'operetta "La principessa del lago" del M.o Romolo Corona.
La ricerca dice che " La principessa del lago" non aveva una precisa trama e che si basava su una serie di quadri che andavano - con chiaro sapore retorico - dalla guerra del '15-'18 all'apoteosi fascista con la conquista dell'Impero ( Ottobre 1935, Maggio 1936).
Tutta l'operetta era piena di danze e venne rappresentata otto volte in luoghi diversi ( all'Excelsior, ai Filodrammatici, al Roma e alla Pergola di Firenze). Furono otto esauriti. Operetta ricca , con novanta banbine e bambini partecipanti e oltre trecento costumi.
Fu veramente un successo.
Occorre leggere l'articolo della Nazione di Empoli, Maggio 1936 che riporta la cronaca di questo grande successo per dare un nome a quella fanciulla dagli occhi "ridenti e fuggitivi" che sorride in primo piano nella fotografia di una scena, per dare un nome, dicevo, all'ottima "Dorina", ossia Lilia Zari.
Scrivo questo perchè in testi recenti, mentre non si rinuncia a riportare la fotografia, proprio di quella scena, si perde invece la memoria del nome di una interprete, Lilia Zari.
Ma Lilia ha una figlia a cui piace scrivere via via pensieri peregrini in modo grossolano, senza pretese, per comunicare affetti e pensieri e così ecco che il nome torna vicino all'immagine.
Il fatto pare di piccola portata e non ne avrei mai scritto se non fosse, questo, un esempio di annullamenti più grandi.
Le storie degli umili sono simili a quelle dei grandi.
Si può non sapere chi sia la principessa, di sicuro si sa chi è il Principe.
Tutti conoscono Freud, molti conoscono Jung, quasi nessuno conosce Sabina Spielrein ... (per conoscenza si rimanda a Aldo Carotenuto "Diario di una segreta simmetria).
La figlia di Lilia, Daniela
Un pò di giustizia val bene un pò di fatica. Questo articolo è un dono che, con rischi personali ,entra in una dimensione collettiva. Qui non ci interessa l'oggettività storica ma il desiderio di riappropriarsi di qualcosa che c'è stato e che nessuno potrà togliere mai.
Con affetto, Francesca
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