Ieri ho incontrato Bellocchio.
Buia la sala, sospeso il respiro ...
Silenzio profondo: entra l'Artista, gli applausi scrosciano, la platea, non gremita, ospita perlopiù spettatori che hanno appena assistito alla proiezione del film "Buongiorno,notte".
Lui è lì tra i riflettori e i giornalisti ... in piedi, si sofferma vicino agli spettatori che si sono seduti a metà platea evitando accuratamente, come sempre, le sedie della prima fila.
La sua disponibilità ad un rapporto più intimo viene immediatamente inserita in un assetto organizzativo che aveva previsto per lui di sedersi nella poltroncina centrale situata in mezzo ad altre due, destinate agli intervistatori sul palco illuminato da un faretto ... in uno spazio ... distante ... olontano ...
L'intervista comincia, si sollecitano gli interventi ... lui coglie nella pausa l'esitazione di molti e dice subito rassicurante/provocatore: "Gli spettatori non sono obbligati a rivolgere domande ... E' valsa la pena di venire da Roma anche solo per guardarsi in faccia".
Questa frase è un omaggio agli spettatori ...non fa il divo ... semplicemente risponde alle domande, che poi vengono, con calma, senza enfasi ...
Si avverte subito lo spessore dell'Artista, lo si coglie nel senso delle risposte, nella voce pacata, nei gesti, nel suo modo di essere c'è il rispetto delle opinioni di tutti che, per quanto diverse, non scalfiscono per niente il valore delle scelte artistiche operate ... niente fanatismo ideologico nè presunzione benchè il film proponga una lettura del caso Moro assai originale e tanto imprevedibile nel finale da collocarsi nell'ambito della immaginazione piuttosto che in quello della storia; del resto Bellocchio ripete più volte che non si tratta di un film storico: l'evento passato è pretesto per parlare della realtà di oggi.
Rivendica la libertà dell'artista per estendere la riflessione sulla libertà intesa in senso lato.
La passeggiata finale di Aldo Moro sotto la pioggia con quel sorriso appena accennato rappresenta/potrebbe rappresentare la coscienza dell'artista che cade nell'inconscio perdendosi nella fantasia.
La fantasia è la distruzione dell'idifferenza che serve a raccontare alle donne e agli uomini di una speranza e di una felicità possibili ...
Ecco allora la DONNA ossia la smentita del pensiero comune dell'impossibilità di resistere e di fare e di pensare anche quando si è sottoposti a continui annullamenti, negazioni, sadismi ...
Nel film un'unica possibilità/intuizione/sogno/immagine interiore è data alla terrorista carceriera di Aldo Moro, Maya Sansa, la dolce attrice italiana con sangue iraniano nelle vene.
Lo stesso titolo del film "Buongiorno, notte" è una variante di un verso "Buona notte, mezzanotte", di una poetessa, dice lui, poco nota, Emily Dickinson.
Ascolto e ricordo ...
... Marco Bellocchio esordì come regista del film "Ipugni in tasca"; di quel Marco ricordo la rivolta personale contro il perbenismo di una provincia italiana bigotta e repressa, il dramma della coscienza che non sa aspettare, non sa tacere, deve dire subito qualcosa, con reazioni di rabbia e di odio, gli affetti che costituivano essenzialmente la sua immagine pubblica e la sua identità privata prima di conoscere Massimo Fagioli "prima e dopo Fagioli, come prima e dopo Cristo", scrive lui stesso nelle pagine introduttive alla sceneggiatura del film "La condanna", dove l'indimenticabile contadina realizza il sogno di ogni vitalità ...
L'intervista volge ormai al termine,un ultimo applauso, poi gli spettatori escono e nella sala, ormai semivuota, lui resta a disposizione dei pochi rimasti ... mi avvicino e chiedo se posso fare una domanda ... lui si volta, mi guarda quel tanto che basta a sapere di me, indugia in un sorriso e risponde: " sì, fai tutte le domande che vuoi" e subito racconta di Massimo, degli incontri romani di analisi collettiva ... poi la libreria "Amore e Psiche" e poi dettagli sempre più precisi ... sorride di nuovo mentre aggiunge "Ciao, Buona fortuna!"
Il calore si sente, gli affetti scorrono fluttuanti eppure c'è chi dice: "E' stato freddo" oppure " E' timido".
Allora è proprio vero, a volte, "gli altri siamo noi".
1 commento:
Sì,a volte gli altri siamo noi.
Ritrovo in questi commenti la me stessa di qualche tempo fa..L'indifferenza è un muro,che a volte sta dietro la tenda del dolore.Credevo di soffrire,ma in realtà il dolore era per me una campana di vetro in cui sceglievo di stare per non affrontare la vita.Grazie per avermi dato una possibilità,grazie per il calore che sento quando mi guardi.
Michela
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