Societa', tecnologia e riduzionismo biologico: c'e' ancora posto per la psiche?

Il titolo del post rimanda al titolo dell'intervento che il dottor Giovanni Carlesi, psichiatra e psicoterapeuta, terra' il giorno sabato 6 marzo 2010 alle ore 10, presso l'Auditorium di Palazzo Pretorio, in Piazza Farinata degli Uberti ad Empoli (Firenze), in occasione della presentazione della Associazione Lachesi Psicomed, Accademia di psicoterapia dinamica e medicina.

L'ingresso e' gratuito, ed il convegno e' aperto al pubblico.
per info ed adesioni: sitoinpsico@gmail.com


Se la vita ha una base su cui poggia ... allora la mia senza dubbio poggia su questo ricordo. 
Quello di giacere mezzo addormentata, mezzo sveglia, sul letto nella stanza dei bambini a St. 
Ives. Di udire le onde frangersi, uno, due, uno, due ... dietro la tenda gialla. Di udire la tenda stra
scicare la sua piccola nappa a forma di ghianda sul pavimento quando il vento la muove. E di stare sdraiata e udire gli spruzzi e vedere questa luce e pensare: sembra impossibile che io sia qui ...

Virginia Woolf,"Immagini dal passato" 
In Momenti di essere

Seminario "Dove si arresta la mia creatività?"

"Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire"
da Jules e Jim

Essere creativi non significa essere artisti, ovvero uomini e donne dotati di capacità fuori dal comune, bensì significa andare a ricercare quell'autenticità affettiva che permetta a ciascuno di noi di trovare nessi tra cose solo apparentemente lontane, così da produrre atti soddisfacenti.

La capacità di dare vita a qualcosa che prima non c'era è nella possibilità di ognuno ed è essenziale alla continua trasformazione di sé nella propria vita.

Sotto questa luce possiamo rimanere, come diceva Piaget, in parte bambini con la creatività e la fantasia che li contraddistingue prima che siano deformati dalla società degli adulti.

Recuperare la fantasia, la curiosità, il piacere di inventare e di giocare e usare tutta questa ricchezza nella propria vita, quella di tutti i giorni, significa alleggerirsi di quei pesi, tante volte insostenibili, dell'impotenza, della noia, dell'invidia, della rabbia, della solitudine, della paura ... perché creare significa partecipare alla propria vita assumendosene la responsabilità piuttosto che rimanere impauriti spettatori di pellicole già viste.

"Apro gli occhi, percepisco il progressivo affiorare della coscienza, un fremito mi percorre i muscoli e passa attraverso le fibre, ti riconosco, ormai da tempo ti insinui nelle mie caotiche idee che danzano a ritmi vivaci, sei il mio chiodo fisso, la mia compagna di viaggio, la mia interlocutrice antinoia, la mia vocina audace che mi chiede insistentemente - Che cosa farai quando sarai (più) grande?- Quando ci sei il corpo vibra, la mente è fluida, le tempie martellano, i battiti cardiaci sono accelerati,il volto rivela il calore e il colore di una fatica, non riesco a pensare ad altro, e, finalmente, ecco l'idea, so cosa fare. Benvenuta creatività! Quando ci sei tu, c'è la vita".

Data e ora: Domenica 6 dicembre dalle ore 10:00 alle 16:00

Luogo: Centro Culturale “ Le Corti” via Sonnino Sidney, 1 Montespertoli

Per ulteriori informazioni:
francescamancini@email.it
Tel. 347 4404681


Per iscrizioni

Ora che sei venuta


Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa -
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.

Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell'alba, ammutolisce,
quando sull'orizzonte balza il sole.


Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d'estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m'affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l'acqua all'orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
ore deserte, quando s'avanzavan
puerilmente le mie labbra d'uomo
da sè per desiderio di baciare ...

(C. Sbarbaro, Ora che sei venuta)

Quale psicoterapia?


... un'occasione per farsi un'idea personale della psicoterapia dinamica con il proposito di sostituire gli stereotipi relativi alla figura dello psicoterapeuta e della psicoterapia con l'esperienza diretta ...

Dal Complesso di Cenerentola ad altre storie


... in cammino nelle fiabe ...
L'obiettivo di questo ciclo di seminari è quello di utilizzare le fiabe come strumento di conoscenza del comportamento umano generale e, allo stesso tempo, come strumento di individuazione di personali aspetti psicologici.
Va precisato che, dal nostro punto di vista, il bene e il male appartengono alla sfera degli affetti e, quindi, è in tale ambito che dovrebbero essere cercate le risposte.
L'incapacità di far fronte al problema del male - problema rimasto irrisolto nei secoli, nonostante i numerosi tentativi di fornire risposte - è più che mai pericolosa nel mondo attuale, poichè, perfino in ambiti di importanza decisiva per la società, non si considera l'importanza della dimensione affettiva nei termini di corretto rapporto con la realtà propria e dell'altro ... [ C'era una volta] un padre che mise una bara sotto l'albero di Natale, come regalo per la figlia malata di cancro. L'impressione che questo gesto suscita in noi ... equivale a un pugno in faccia ... [perchè] al posto di quel "per l'altro" si presenta l'atto di regalare qualche cosa di cui la figlia ha bisogno, o di cui può aver bisogno... quindi il proposito di procurare una gioia passa in secondo piano rispetto all'utile. [Pensò l'uomo]: "Se mia figlia può ancora aver bisogno di qualche cosa, questo qualche cosa è una bara, dunque le regalo una bara". Cioè: la vicendevole partecipazione al dono, da parte del donatore e del destinatario del dono, si trasforma in una completa mancanza di partecipazione da parte del destinatario, anzi il fatto di ricevere questo dono diventa una "mazzata in testa". Il dono vorrebbe creare comunicazione e invece distrugge qualsiasi possibilità di comunicazione.
(Binswanger L., Tre forme di esistenza mancata, Bompiani)
La fiaba non può certo risolvere questo problema ma può essere in grado di disvelare dimensioni affettive che ci possano portare più vicini alla comprensione di noi stessi e dei nostri comportamenti in relazione agli altri.
Si rende pertanto essenziale operare le scelte giuste al momento giusto rispettando l'adeguatezza in ragione della situazione.
LE DATE DEGLI INCONTRI SARANNO COMUNICATE DI VOLTA IN VOLTA INSIEME AL TITOLO DELLA FIABA

False credenze


... "non è difficile accorgersi che le persone tendono a sopravvalutare il ruolo della razionalità cosciente. Tendono dunque a ritenere che - con alcune eccezioni - il comportamento umano sia eminentemente razionale; si illudono di sapere, come cosa naturale, che esiste una distinzione netta e riconoscibile fra gli atti intenzionali e quelli involontari; pensano che le principali scelte della vita debbano avere, e abbiano, carattere razionale e consapevole. Con ciò, sono anche convinti che ogni adulto normale sia in grado di dire veridicamente quali sono i motivi che lo hanno indotto a compiere un'azione qualsiasi. In rapporto a questo, credono di sapere che cosa significhi coscienza, poichè la coscienza sta alla base del proprio viversi come persone, e così tendono a pensare che questa coscienza sia semplice e unitaria; con ciò, ritengono che vi sia una differenza netta ed evidente fra le emozioni e passioni da un lato, e dall'altro l'autocoscienza e la ragione; e per motivi analoghi tendono a dare per ovvio che vi sia una differenza "forte" e categoriale fra l'intelligenza animale e quella umana. Come corollario, tendono spontaneamente a ritenere ovvio che senza il linguaggio non vi sia conoscenza, nè coscienza, nè vera intelligenza ... La ricerca psicologica moderna confuta il semplicismo e il carattere di autoinganno di queste credenze condivise; e in parte ci aiuta anche a capire come si sono formate".

Jervis G., Fondamenti di psicologia dinamica, Feltrinelli

La bicicletta di Ines


"Intrapresi un viaggio che si prospettò subito irto di difficoltà perché procedevo in senso inverso ad un flusso ininterrotto di camion, jeep e carri armati alleati che spesso mi buttavano fuori strada.
Fin da subito quella bicicletta mi diede un'impressione di solidità, dava sicuro affidamento. Per i più lunghi cinquanta chilometri della mia vita la bicicletta non mi tradì mai".

SEMINARIO: Il corpo e i suoi messaggi - Numero 2 all'interno del ciclo "Il corpo e i suoi messaggi"

In ogni forma morbosa, accanto ai fattori somatici, giocano un ruolo importante anche i fattori psicologici.
L’interconnessione tra un disturbo e la sua causa d’origine psichica si riallaccia alla visione olistica del corpo umano, all’interno della consapevolezza che corpo e mente sono strettamente legati tra loro.Laddove non c’è sufficiente capacità di rappresentarsi mentalmente e quindi di esprimere adeguatamente i propri stati emotivi, è il corpo, attraverso i sintomi, a farsi carico di “trovare le parole” per dirselo.

OBIETTIVO:
Il seminario ha come obiettivo di offrire degli strumenti di lettura dei sintomi somatici per arrivare a considerarli segni tangibili di ciò che non si vede, più che nemici da eliminare con qualche farmaco.

DESTINATARI:
Chiunque sia interessato a intraprendere una strada di ascolto del proprio corpo vissuto come parte integrante di sé e come fonte di conoscenza.


LUOGO: Via G. del Papa,88 - Empoli- Fi

DATA: Domenica 25 Ottobre 2009

ORE: 9,00


Link: Per informazioni e iscrizioni

Semplicità


E' forse utile un vaso di fiori sul davanzale della finestra? No, certo. Si può vivere anche senza. E' forse utile il merletto che mettiamo al centro della tavola, la fotografia di una persona cara che facciamo mettere in cornice e appendiamo a una parete ... No, naturalmente. Il tavolo sta in piedi anche senza il centrino ricamato in mezzo, la fotografia la vediamo lo stesso anche se non in cornice ...Si, è vero. Ma togliamo tutte queste cose, fiori, centrini, e altre frivolezze. Denudiamo le pareti di ogni quadro, le finestre di ogni tendina, i pavimenti anche del più piccolo tappeto. Dal nostro stesso vestire togliamo ogni nota personale, riduciamo tutto al puro essenziale, indispensabile. E allora ci accorgeremo di una cosa: non avremo raggiunto la semplicità, ma l'aridità. sono due cose diverse. Viaggiano per il mondo un infinito numero di persone che credono di essere semplici. In realtà sono aride. Esse credono di ottenere la semplicità riducendo tutto al puro necessario. Ma la semplicità è un'arte molto più difficile.
Vi sono case di poveri, case in cui perfino il pane è scarso, le vesti logore, il mobilio disuguale e cadente, ma in cui, appena si entra, si sente una calda aria di intimità. I poveri pochi oggetti sono disposti con grazia, uno straccetto colorato è cucito con amore ed è divenuto un paralume, e la stessa padrona di casa, sull'abitino che pure mostra gli anni, ha un'inezia, una spilla, una guarnizione colorata, che ravvivano tutto.
Vi è della povera gente, senza studi, vissuta sempre in oscuri paesini, che quando vi parla vi spiega le cose con una tale saggia chiarezza e bonarietà di parole, cioè con semplicità, che certi dotti cittadini con le loro scheletriche esposizioni non raggiungeranno mai. Perchè la semplicità non è una rinuncia a tutto il cosiddetto superfluo. Se fosse così, tutti potrebbero essere semplici. Invece, si è semplici, di natura, come si è poeti. Si è semplici quando si ha l'istinto per le piccole cose, i piccoli nulla, che ci sono utili - qui si voleva arrivare - non perchè abbelliscono materialmente, ma perchè ci aiutano moralmente a vivere, ci danno una personalità nostra, e quindi una forza, una fiducia, una serenità che traspaiono da noi stessi e da tutto quanto ci circonda.
Giorgio Scerbanenco, Il mestiere di uomo