Palloncini colorati

Sogna, la bambina.
Ride e sogna.
Dipinge con l'immaginazione
palloncini colorati e
ride e
sogna e
vive.

Il linguaggio dell'altro

E' necessario ricercare continuamente, senza affanno, un modo adeguato di esistere per poter godere della presenza degli altri, per poterne gioire, attraverso un linguaggio che è sempre il linguaggio dell'altro; che diventa anche morbidezza di corpi che si incontrano ... finalmente, anzichè scontrarsi ... fino, talvolta, a uccidersi.
Questo è l'augurio che mi faccio e che vi faccio per le prossime feste e per il nuovo anno.

E tu

" e tu - per questo io ti amo - sei la cascata
che pur muovendosi custodisce la forma".
...
"Non sono affatto al sicuro, con te. Ma non ho alcun desiderio di essere altrove".

Arti e mestieri

Il sogno è quello di continuare a far sì che la fatica sia Arte condivisa.

Sine nomine


A Lilia da Anna Maria
"... luce intellettual, piena d'amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogni dolzore".

(Dante, Par. xxx, vv40-42)

Un pò di latino e qualche citazione dotta fanno sempre effetto ... specialmente tra le persone colte; sarà per la rassicurazione che proviene da riconoscere un linguaggio comune ... ma chi ha incontrato la Contadina (i miei venticinque lettori ormai sanno di quest'immagine!) non ce la fa più, dopo, a far finta di niente malgrado gli annullamenti e le bizze recalcitranti ...
"A lei i grandi e i gonfiati suscitano un riso interno, irrefrenabile. E i guai vengono quando non riesce a coprirsi il volto con il grembiule e quando le tocca vedere chi per nascondere il turbamento fa discorsi filosofici,citando i nomi dei padri ... lei non chiude mai gli occhi, quegli occhi, non volta la testa ...".
Malcapitati o fortunati? Spiego: quelli che l'hanno incontrata.
Stiamo parlando di donne; a chi c'ha messo la faccia spetta un nome o no?
Nella mia esperienza chiamare per nome una persona implica sempre una carica affettiva che va oltre una generica ammirazione.
La storia comincia così: correva l'anno 1935 quando a Empoli andò in scena l'operetta "La principessa del lago" del M.o Romolo Corona.
La ricerca dice che " La principessa del lago" non aveva una precisa trama e che si basava su una serie di quadri che andavano - con chiaro sapore retorico - dalla guerra del '15-'18 all'apoteosi fascista con la conquista dell'Impero ( Ottobre 1935, Maggio 1936).
Tutta l'operetta era piena di danze e venne rappresentata otto volte in luoghi diversi ( all'Excelsior, ai Filodrammatici, al Roma e alla Pergola di Firenze). Furono otto esauriti. Operetta ricca , con novanta banbine e bambini partecipanti e oltre trecento costumi.
Fu veramente un successo.
Occorre leggere l'articolo della Nazione di Empoli, Maggio 1936 che riporta la cronaca di questo grande successo per dare un nome a quella fanciulla dagli occhi "ridenti e fuggitivi" che sorride in primo piano nella fotografia di una scena, per dare un nome, dicevo, all'ottima "Dorina", ossia Lilia Zari.
Scrivo questo perchè in testi recenti, mentre non si rinuncia a riportare la fotografia, proprio di quella scena, si perde invece la memoria del nome di una interprete, Lilia Zari.
Ma Lilia ha una figlia a cui piace scrivere via via pensieri peregrini in modo grossolano, senza pretese, per comunicare affetti e pensieri e così ecco che il nome torna vicino all'immagine.

Il fatto pare di piccola portata e non ne avrei mai scritto se non fosse, questo, un esempio di annullamenti più grandi.
Le storie degli umili sono simili a quelle dei grandi.
Si può non sapere chi sia la principessa, di sicuro si sa chi è il Principe.
Tutti conoscono Freud, molti conoscono Jung, quasi nessuno conosce Sabina Spielrein ... (per conoscenza si rimanda a Aldo Carotenuto "Diario di una segreta simmetria).
La figlia di Lilia, Daniela

Un pò di giustizia val bene un pò di fatica. Questo articolo è un dono che, con rischi personali ,entra in una dimensione collettiva. Qui non ci interessa l'oggettività storica ma il desiderio di riappropriarsi di qualcosa che c'è stato e che nessuno potrà togliere mai.
Con affetto, Francesca

Le parole nella mia vita

"le parole sono state tutta la mia vita - questa necessità è simile a quella della Ragna che spinge innanzi a sè un grosso Fardello di Seta che deve tessere - la seta è la sua vita, la sua casa, la sua salvezza - e se la tela è aggredita o distrutta, beh, che cosa può fare lei se non farne un'altra, tessere di nuovo, disegnare ancora - direte che è paziente - e lo è - può essere Violenta - è nella sua natura - Deve - o morire di indigestione - mi capite?"
Christabel LaMotte

La scelta in un attimo

Ci sono casi in cui parlare è d'aiuto e altri in cui è del tutto vano. Fondamentale è distinguere gli uni dagli altri.

Il senso nella continuità

E' la certezza della continuità che mi fa sorridere, oggi, entrando in questa stanza; come se passato , presente e futuro si condensassero in un unico straordinario istante che dà senso a ciò che ogni giorno faccio e che altri prima di me hanno fatto continuano a fare e che altri ancora continueranno a fare come e se vorranno, senza dover ricominciare tutto dall'inizio.
Niente è inutile, non si azzera nulla, tutto contribuisce a far sì che le cose vadano in una certa direzione costruttiva.

A te e alla speranza dei ricordi passati


Occorre guarire le sventure per mezzo del ricordo ... e in virtù del sapere che non è possibile rendere non avvenuto ciò che invece è avvenuto. (Epicuro)
Riporto questa frase non tanto per il significato o l'autore quanto perchè chi me ne ha messo a conoscenza ha voluto contribuire, non solo con le parole, alla libera realizzazione di ognuno, facendosene carico in prima persona.

Aggiungo, a proposito di quello che dice Epicuro che c'è sempre anche la possibilità di trasformare il passato attraverso l'azione e l'intenzione presente. Così, ciò che è avvenuto resta avvenuto ma il racconto che ne facciamo ci restituisce la speranza.